Lo stile di aiuto oggi e domani

Il volontariato del CAV ha come finalità essenziale essere vicine alle madri in difficoltà ad accogliere un figlio per problematiche serie di vita.
Il CAV desidera essere un luogo dove le donne si possono raccontare, confidare, chiedere e ricevere aiuto. Da quarant’anni l’esperienza del CAV prova che nei casi concreti, quando la prospettiva dell’aborto è imminente per la madre, un contesto di amore e di condivisione, di solidarietà e di amicizia, accompagnato da aiuti di ogni tipo, può tutelare la vita del figlio in collaborazione con la madre.
L’aborto provoca una sofferenza che non trova purtroppo riconoscimento sociale e risuona muta nelle persone che l’hanno vissuta.

 

Papa Francesco: udienza, “la vita di ogni bambino concepito è sacra e inviolabile”. “Impegnarsi in favore della difesa della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale
E ancora Papa Francesco in un incontro con i giornalisti: "Il feto è una vita, l’aborto è omicidio
Papa Francesco incontra la Pontificia Accademia per la vita: "L’aborto è diventata un’abitudine bruttissima”.

Nel dramma dell’aborto la donna rimane madre nella sua testa e nella sua anima. L’aborto è una sconfitta per la donna, le donne non vogliono l’aborto, il più delle volte sono costrette a farlo perché non supportate anzi incitate a farlo.

Carlo Casini: Dio poteva scegliere tanti altri modi per far comparire nel mondo l’essere umano, invece ha scelto un ‘abbraccio intimo di nove mesi tra la donna e il suo piccolino e ha impresso il sigillo dell’amore sull’inizio della vita. La donna è portatrice di questo valore in tutta la storia umana. La donna sulla quale è impresso un privilegio dell’accoglienza del figlio nel grembo e il parto. Vi è un intimo e misterioso legame tra l’inizio di un nuovo essere umano e la donna.  La donna deve poter contare sull’intera comunità civile ed ecclesiale di cui i Centri di Aiuto alla Vita devono diventare sempre di più un punto di riferimento unitario.

 I Centri di Aiuto alla Vita devono scontare un’opposizione talora palese, mentre più spesso strisciante per cui diviene ragione di polemica ogni accordo di collaborazione con le strutture pubbliche e persino ogni azione diretta a farne conoscere l’esistenza. In altri termini il silenzio sul valore della vita non ancora nata implica il silenzio sul volontariato che da esso si lascia motivare all’azione.

Tutto questo nonostante l’attuale legislazione (legge 194 del 22 maggio 1978) recita che lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio all’art. 5 recita inoltre:

Il consultorio e la struttura socio-sanitaria, oltre a dover garantire i necessari accertamenti medici, hanno il compito in ogni caso, e specialmente quando la richiesta di interruzione della gravidanza sia motivata dall’incidenza delle condizioni economiche, o sociali, o familiari sulla salute della gestante, di esaminare con la donna e con il padre del concepito, ove la donna lo consenta, nel rispetto della dignità e della riservatezza della donna e della persona indicata come padre del concepito, le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza, di metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre, di promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto”. All’art. 2 si legge: I consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita.

La situazione venutasi a creare a causa della pandemia, aggrava ancora di più la situazione delle famiglie nella decisione di accettare un figlio.

Molte famiglie stanno attraversando difficoltà economiche serie, mancanza di lavoro e salute precaria a causa del Covid. Anche sotto l’aspetto psicologico vivono nella paura di non farcela, non hanno fiducia nel futuro. Per mettere al mondo dei figli serve l’aiuto da parte delle istituzioni per una migliore qualità della vita. Anche a Bergamo per la prima volta allarma il calo delle nascite, divenuta una città anziana, sola e con culle sempre più vuote.

 È necessario quindi essere vicino psicologicamente e moralmente alla donna che ha difficoltà a prendere una decisione sulla vita del figlio. E’ anche soprattutto necessario che si instauri una cultura della vita e del rispetto della vita nella società di oggi.

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Le operatrici del CAV sanno che l’ascolto è un’arte difficile ed è necessario essere preparate e formate.  Il percorso di accompagnamento è molto importante per capire le necessità reali della mamma e la sua condizione psicologica, familiare ed economica.

L’operatrice che svolge l’accompagnamento della donna è sempre fortemente motivata, crede nel rispetto della vita, e mette in campo i valori personali di sensibilità, di solidarietà, di condivisione e di gratuità acquisiti con la formazione e la personale esperienza di vita.

Quando la donna, nonostante tutto, per una qualsiasi grave ragione, non riesce ad intravedere un po’ di luce in fondo al tunnel in cui si trova (o forse crede di trovarsi) e non vuole o non può tenere il bambino, la legge prevede la possibilità di non riconoscerlo alla nascita e tutela il diritto della donna di essere informata e restare anonima e a quel bambino di crescere in una famiglia di genitori adottivi, individuati dal Tribunale per i Minori nel più breve tempo possibile.

Questo è un gesto d’amore per il proprio bambino, il dono di poter venire al mondo.

 

 

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