Lo stile di aiuto oggi e domani
Da una pubblicazione di Marina Casini, Presidente del Movimento per la Vita.
"Ogni comunicazione ha una dimensione morale, da ciò appare l’importanza della formazione d’una opinione pubblica moralmente sana che più da vicino toccano il bene dell’umanità nel nostro tempo. Tra questi beni poniamo i valori della vita, della famiglia, della pace, della giustizia e della solidarietà tra i popoli. È necessario che si formi un’opinione pubblica sensibile al valore assoluto della vita umana, in modo che sia riconosciuta come tale in tutti gli stadi, dal concepimento alla morte e in tutte le sue forme anche quelle segnate dalla malattia e dagli handicap fisici e spirituali. Si va infatti diffondendo una mentalità materialistica ed edonistica secondo la quale la vita è degna di essere vissuta solo quando è sana, giovane e bella. (Giovanni Paolo II) Il tema di comunicare il valore della vita nascente in una società caratterizzata da quella che oggi si chiama “cultura dello scarto” si è posto fin dalla nascita del Movimento per la Vita e del CAV. L’amore per la vita deve diventare cultura, deve penetrare nella comunità civile, far passare le idee e motivarle, persuadere, convincere, avvincere, mobilitare, se non tutta almeno gran parte della società."
Dal Convegno: “La bellezza della famiglia e della vita nella società” promosso dal Forum bergamasco il 18 novembre 2023:
Il messaggio del Ministro per la famiglia, natalità e pari opportunità, Eugenia Maria Roccella. Nel suo contributo audio il ministro ha sottolineato come la famiglia sia oggetto di una” narrazione sbagliata”. In essa la famiglia è luogo in cui si esprime la libertà individuale e si inibisce la realizzazione della propria personalità; al contrario noi tutti abbiamo sperimentato, pur con luci ed ombre, proprio nella famiglia l’amore gratuito, l’apertura e la solidarietà. Il governo pone al centro della sua attenzione la famiglia, con azioni di sostegno concrete, tra cui l’assegno unico, asilo nido gratis dal secondo figlio, congedi parentali estesi e altri provvedimenti.
Che il problema della natalità sia anche culturale è emerso dall’intervento di Gian Carlo Blangiardo, Presidente dell’Istat dal 2019 al 2023.
L’Italia è sestultima a livello mondiale per la natalità, sarà sempre meno un gran Paese.
Avrà pochi giovani, nuclei familiari piccoli con conseguente aumento di costi socio-sanitari, riduzione delle risorse umane nel mondo del lavoro. Cosa fare si è chiesto Blangiardo?
Innanzi tutto rilanciare la natalità come per esempio in Germania e Ungheria. Secondariamente ridefinire i confini della stagione della vita: in questo senso anziano non è più chi ha 65 anni.
Infine considerare che la presenza straniera non risolverà i problemi, perché il suo contributo alla natalità va riducendosi.
Per compensare la forza lavoro che si perde ci vorrebbero ogni anno flussi di settecentomila stranieri, cosa che non si può fare.
Per l’esperto “non c’è una magica soluzione, ma risposte da attivare da parte della politica e del mondo produttivo, riassumibili in tre “C”: Costi (aiuto economico), Cura (servizi a sostegno della famiglia), Conciliazione tra lavoro e maternità.
Durante il dibattito Il Movimento per la Vita e il Centro di Aiuto alla Vita hanno posto la questione della diffusione di una cultura che di fatto, a loro avviso non promuove la vita.
La Presidente del CAV ha sottolineato, che in oltre 40 anni di attività ha permesso la nascita di circa 6.000 bimbi. Sono tante le donne che, se aiutate, sceglierebbero di metter al mondo il proprio figlio.
Rileva il fatto che “in questa città c’è una cultura di morte”. Le istituzioni non ci permettono di parlare alle donne. Come volontarie siamo ostacolate e facciamo fatica ad incontrare le donne nei luoghi in cui si rivolgono quando vivono situazioni di difficoltà.
Non troviamo collaborazione in Ospedale e nei Consultori dove il CAV non viene proposto come alternativa alla scelta dell’aborto, possibilità sancita dalla Legge 194 che prevede “Norme per la tutela sociale della gravidanza” ma la tutela non viene favorita.
Papa Francesco parlando all’Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita
Ogni vita, in qualunque condizione, nata o non ancora nata,” è sempre vita umana” ed è ugualmente sacra.
Altri passaggi del discorso:
“Tra le vittime della cultura dello scarto ci sono i bambini che non vogliamo accogliere con quella legge dell’aborto che li manda al mittente e li uccide direttamente. Oggi questo è diventato un modo normale ed una bruttissima abitudine. “La vita va rispettata”, il nostro dovere è la vicinanza: stare vicino donne, perché non si arrivi a pensare all’aborto, perché in realtà non è la soluzione” Francesco ricorda che stare dalla parte della vita non vuol dire occuparsene solo al suo inizio o alla sua fine ma significa difenderla sempre: il grado di progresso di una civiltà si misura proprio dalla capacità di custodire la vita dell’uomo, non dimentichiamo mai tutti gli attentati alla sacralità
della vita umana.
Conseguenze psicologiche dell’interruzione volontaria di gravidanza:
L’aborto volontario prevede una responsabilità consapevole. Generalmente si è convinti che una tale consapevolezza della propria decisione non provochi sentimenti di lutto e perdita tuttavia ciò non preclude una ferita profonda, un dolore viscerale che può tornare vivido anche dopo tempo.
È frequente che il ricordo di aborti provocati in epoca lontana e superati apparentemente senza difficoltà, ricompaia carico di sensi di colpa in occasione di episodi depressivi”. L’interruzione di gravidanza è un evento traumatico che ha, in alcuni casi, gravi ripercussioni sulla salute mentale della donna sia nel breve che nel lungo termine.
Questa sindrome si riferisce ad una serie di disagi che possono insorgere subito dopo l’interruzione oppure dopo anni e può rimanere quindi latente per molto tempo.
Fattore Scatenante:
Anche dopo anni, possono essere l’anniversario dell’interruzione, l’ipotetica data di nascita e tutta una serie di scadenze legate ad anniversari e ricorrenze. Anche se l’esistenza e la morte del bambino non sono riconosciute da nessuno intorno a lei, il legame tra la madre e il bambino che non c’è più è spesso totalizzante, anche se in modo inconsapevole.
Qualcuno ha il dovere di gridare al posto loro ed aiutarle a far valere i propri diritti.
Molte donne sono diventate madri perché un giorno hanno varcato la soglia di un Centro Aiuto alla Vita – CAV, le strutture nate dall’esperienza del Movimento per la vita. Erano incerte sul portare a termine la gravidanza, spesso perché sole, con pochi mezzi, in grande difficoltà. L’incontro con i volontari, la loro accoglienza, spesso le hanno indotte a cambiare idea.
«Ogni persona è accolta per ciò che è, ma può essere aiutata a crescere nell'impegno con i suoi tempi, le sue modalità, il suo livello di consapevolezza, l'importante è condividere e confrontarsi con gli altri, dalle persone vicine a quelle lontane-
Le volontarie accolgono, ascoltano e aiutano tutte le donne che si rivolgono al nostro Centro a causa di una maternità indesiderata. Offrono loro soprattutto accompagnamento amichevole e condivisione dei problemi seguendole in tutti i modi e creando attorno a loro una rete di aiuti.
Il CAV vuole essere un luogo dove le donne si possono raccontare, confidare, chiedere e ricevere aiuto. Da quarantatré anni l’esperienza del CAV di Bergamo prova che nei casi concreti, quando la prospettiva dell’aborto è imminente per la madre, un contesto di amore e di condivisione, di solidarietà e di amicizia, accompagnato da aiuti di ogni tipo, può tutelare la vita del figlio in collaborazione con la madre.
Dal 1980 fino ad oggi sono nati 5.227 bambini, aiutando i loro genitori.
Molte sono le famiglie e le coppie che hanno grosse difficoltà, in particolare di lavoro, non trovano alloggio anche perché non sono in grado di dimostrare che possono pagare l’affitto perché hanno lavori precari.
Spesso ci troviamo a sostenere le famiglie per l’aiuto al pagamento dell’affitto, per la mensa dei bambini, per l’acquisto di farmaci che non sono coperti dal servizio sanitario ed anche per il vitto, i pannolini, il latte, il riscaldamento.
È necessario quindi essere vicino psicologicamente e moralmente alla donna, che ha difficoltà a prendere una decisione sulla vita del figlio. È anche soprattutto necessario che si instauri una cultura della vita e del rispetto della vita nella società di oggi.
Le operatrici del CAV sanno che l’ascolto è un’arte difficile ed è necessario essere preparate e formate. Il percorso di accompagnamento è molto importante per capire le necessità reali della mamma e la sua condizione psicologica, familiare ed economica.
L’operatrice che svolge l’accompagnamento della donna è sempre fortemente motivata, crede nel rispetto della vita, spesso è madre e moglie e ha una famiglia e mette in campo i valori personali di sensibilità, di solidarietà, di condivisione e di gratuità acquisiti con la formazione e la personale esperienza di vita.
Quando la donna, nonostante tutto, per una qualsiasi grave ragione, non riesce ad intravedere un po’ di luce in fondo al tunnel in cui si trova (o forse crede di trovarsi) e non vuole o non può tenere il bambino, la legge prevede la possibilità di non riconoscerlo alla nascita e tutela il diritto della donna di essere informata e restare anonima e a quel bambino di crescere in una famiglia di genitori adottivi, individuati dal Tribunale per i Minori nel più breve tempo possibile.
Questo è un gesto d’amore per il proprio bambino, il dono di poter venire al mondo.